“Che cos’è? Sto cadendo? Le gambe mi si piegano sotto…” pensò, e cadde sulla testa. Riaprì gli occhi, sperando di scorgere com’era finita la lotta tra i francesi e gli artiglieri, con un gran desiderio di sapere se era stato ucciso o no l’artigliere rosso, se erano stati catturati o salvati i cannoni. Ma nulla gli si dava a scorgere. Sul suo capo non c’era più nulla tranne che il cielo: un cielo alto, non limpido, ma tuttavia immensamente alto, con un silenzioso scivolare di nuvole grigie. “Che silenzio, che pace e che solennnità! In tutt’altro modo da come correvo io – pensò l principe Andrej – da come tutti insieme correvamo, gridavamo e ci battevamo; in tuttaltro modo da come, inferociti e spauriti, cercavano di strapparsi lo scòvolo quel francese e quell’artigliere… in tutt’altro modo scivolano le nuvole per questo cielo alto e sconfinato. Come mai prima non m’accorgevo di questo cielo così alto? E come sono felice d’averlo riconosciuto, finalmente! Sì, tutto è vano, tutto è inganno, fuorchè questo cielo sconfinato. Nulla, nulla esiste, all’infuori di esso… Ma neanche questo esiste, nulla esiste, all’infuori della quiete, del sentirsi placato.
Tolstoj- Guerra e pace
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